Il maiale con la cravatta
di Chiara Bruschi, da Un Castello per le fiabe 2015/3
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C'era una volta, nell'aperta campagna volterrana, un fattore noto a tutti con il nome di Rivesticenci. Il nome derivava dalla sua morbosa attenzione per il vestiario. Pur essendo un uomo semplice, spesso si faceva rammendare dalla figlia Trinetta, vecchie camicie e pantaloni, abbellendoli con toppe di cuoio e di stoffa varia, così che i soliti capi, ormai lisi e logori, riacquistassero la novità.
«Toh, Rivesticenci ha un vestito nuovo anche oggi!» mormoravano gli altri contadini. «Macché!» spettegolavano le mogli «non lo vedete che son sempre gli stessi stracci? Mi pare che quella camicia sia quella che avevamo messo allo spaventa passeri… ecco chi l'ha presa! Tanto poi ci pensa Trinetta a rimetterla a nuovo!»
Rivesticenci, bello fiero, se ne andava sfilando tra pollai e castrucci come fosse un re, dicendo alla figlia: «Tu dovrai sposare un uomo ricco, mia cara Trinetta! E per il tuo matrimonio vorrò un vestito nuovo, con drappi di damasco e fibbie d'oro!»
«Caro padre» diceva Trinetta «mi sposerò con chi mi farà realmente felice!»
«Un bel vestito farà la tua felicità… e la felicità di tuo padre!» ribatteva il fattore. «Ma padre, possibile che tu non capisca? Io voglio sposare un ragazzo onesto, non un uomo qualsiasi purchè sia ricco… saresti felice se trovassi un uomo ricco, brutto e prepotente, eh?» diceva preoccupata Trinetta al padre. «Oh cara, quanto la fai lunga…» tagliava corto Rivesticenci «vorrà dire che se è brutto e prepotente almeno sarà un buon partito! Suvvia, non ne discutiamo più e finisci di rammendare le mie calze che domani mi servono!»
Trinetta era gonfia di rabbia ed in lacrime uscì nel cortile, montò in sella al piccolo somaro della fattoria e si avviò lemme lemme in centro. Giunta vicino alle mura, con gli occhi ancora umidi di lacrime, sentì una gran musica ed un gran fracasso. Una strana carovana colorata stava entrando nel centro di Volterra, seguita da una folla di volterrani incuriositi. Dallo strano carroccio si alzava un coro:
Veniam da Lari
e siam giullari,
a dame e damigelle
tiriam su le gonnelle,
coi vostri mantelli di raso
ci leviam il moccio dal naso!
Venite, venite gente!
Qui si ride e non si paga niente!
Un grosso maiale dirigeva il cocchio, mentre grugniva beato ai passanti. Trinetta sentì subito tornare in lei il buon umore e seguì l'allegra brigata fino in cima alla salita. La carovana arrivò a suon di tamburelli fino a Piazza dei Priori, il maiale scese dal cocchio e fece un grande inchino. Dalla porta del colorato carro uscirono un uomo ciccionee baffuto e una donnina con le gambe corte corte e una chioma leonina:
Siamo i giullari
del Castello di Lari!
Io son Grifone, lei è Barbera
siamo due avanzi di galera,
il maiale Lorenzo, di nobil lignaggio
sembra sì grasso, ma è ripien di coraggio!
Orsù, raccontaiam la storia…
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